Fotopolimero liquido addio! È ora del digitale!
Fotopolimero liquido addio! È ora del digitale!
Fotopolimero liquido e fotopolimero digitale: quali sono le differenze sostanziali e perché è ora il momento è più conveniente per scegliere quello digitale!
Fotopolimero liquido o fotopolimero digitale? L'industria flessografica, con i progressi nella tecnologia di realizzazione del fotopolimero per la stampa packaging flessibile o di etichette flexo, presenta scelte variegate. È inevitabile fare qualche paragone tra le due principali possibilità disponibili per il materiale con cui viene prodotta la lastra.
Cos’è fotopolimero liquido e quali sono le sue caratteristiche.
Utilizzato quasi esclusivamente per la stampa su cartone ondulato, il fotopolimero liquido è un prodotto quasi completamente soppiantato dal cliché flexo inciso, che lo supera in fase di stampa, per:
- versatilità di utilizzo,
- qualità nella riproduzione del grafismo.
Il processo del fotopolimero liquido.
Viene realizzato mettendo il negativo dell'immagine da incidere sull'unità di esposizione, coperta da un foglio trasparente. Un rullo diffonde una resina fotopolimerica liquida versata sopra al foglio di copertina trasparente. Il liquido viene potenziato esponendo la base della lastra alla luce ultravioletta, indurendo il fotopolimero sul lato opposto. Aumentare o diminuire il tempo di esposizione varia la profondità di penetrazione delle radiazioni nel fotopolimero, mutando lo spessore definitivo del cliché. Una seconda esposizione alla luce UV, attraverso il negativo, indurisce il fotopolimero nelle aree immagine della lastra. Le zone senza grafismi rimangono non impressionate, morbide e solubili. La lastra esposta viene rimossa dall'unità di esposizione e il film superficiale sfogliato dalla superficie e viene poi inviata ad un'unità di washout che ne rimuove gli scarti, lasciando in rilievo le zone di immagine esposte.
Fotopolimero digitale: che cos’è e quali sono le sue caratteristiche.
Il processo di lavorazione della lastra fotopolimerica digitale ha inizio con il CTP.
- Per mezzo di un laser ablativo avviene il trasferimento di testi e immagini dal computer direttamente alla lastra digitale.
- In seguito la lastra viene esposta a luci UV ad alta intensità.
- Tale processo consente la polimerizzazione delle zone incise.
- Dopo l’esposizione, i passaggi seguenti prevedono dapprima il lavaggio automatizzato, quindi l’asciugatura del cliché e il finissaggio, attraverso l’esposizione a speciali lampade UV che restituiscono al fotopolimero la rigidità iniziale, consentendone l’utilizzo in fase di stampa.
Le matrici flessografiche in fotopolimero digitale sono versatili ed è possibile trovarne molte varietà diverse, prodotte per soddisfare specifiche esigenze di mercato. Si possono trovare lastre compatibili con: acqua, solvente, inchiostri UV, electron beam, che, a seconda dei casi, permettono di stampare ottimamente su: carta e cartoncino, film plastico, alluminio e carta adesiva, cartone, tissue. Scopri qual è la lastra più idonea per la tua tipologia di stampa.
PRO TIP
I cliché in fotopolimero digitale rappresentano lo standard industriale per una stampa flexografica di alta qualità, permettendo una notevole capacità produttiva sia nel caso di impianti più piccoli che nel caso di tirature più consistenti.
Progressi tecnologici dei fotopolimeri digitali.
Questi sono i fattori da considerare quando si sceglie il tipo di fotopolimero giusto per la propria applicazione di stampa flessografica:
- inchiostro.
- Supporto.
- Qualità.
- Ambiente.
- Costi e tempi di produzione.
Oggi il fotopolimero digitale rappresenta la soluzione idonea per la flessografia su qualsiasi tipo di materiale e con qualsiasi inchiostro, con ampi margini di sviluppo tecnologico che lo rendono un prodotto sul quale molte aziende ormai hanno deciso di virare, ottimizzando tempi e costi di produzione e riducendo di conseguenza l’impatto ambientale.
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